All'attacco, Bambini!

di Giorgio Gagliardi

domenica 7 giugno 2020

Riflessioni - Inizio giugno 2020

1) Pavia, bimbi picchiati e lasciati a digiuno e coi pannolini sporchi all’asilo: indagate 4 maestre

Quattro educatrici di un asilo nido di San Martino Siccomario, in provincia di Pavia, sono indagate per maltrattamenti. L’inchiesta della procura ha documentato una lunga serie di soprusi nei confronti di bimbi tra i 3 mesi e i 3 anni d’età: venivano picchiati e schiaffeggiati, in alcuni casi restavano a digiuno e in altri il cibo veniva loro schiacciato sulla bocca con violenza. I piccoli venivano anche cambiati il meno possibile dalle maestre, rimanendo per ore con i pannolini sporchi.

CRONACA LOMBARDIA – PAVIA, 1 FEBBRAIO 2020 15:50 – Pubblicato da: Redazione Milano

Quattro maestre d'asilo sono indagate per maltrattamenti nei confronti di bambini tra i 3 mesi e i 3 anni, affidati alle loro cure. L'ultimo episodio che vede al centro presunti abusi su bimbi piccolissimi è avvenuto a San Martino Siccomario, in provincia di Pavia. L'indagine della locale procura avrebbe portato alla scoperta dei maltrattamenti a cui i bimbi di un asilo nido venivano sottoposti da parte di quattro educatrici tra i 21 e i 42 anni d'età, la responsabile della struttura e tre maestre.

I bimbi restavano a digiuno o venivano costretti con la violenza a mangiare

L'elenco dei soprusi è lungo e agghiaccianti: i bambini venivano picchiati, venivano costretti con la violenza a mangiare, col cibo schiacciato sulla bocca, ma in altri casi venivano lasciati completamente a digiuno. L'asilo si trovava inoltre in condizioni igieniche precarie: lenzuola e materassini venivano lasciati sporchi, così come i bambini più piccoli. La responsabile dell'asilo infatti, stando a quanto emerso, ordinava alle collaboratrici di cambiarli il meno possibile e quindi i piccoli restavano con i pannolini sporchi per ore.

Sempre la responsabile ordinava solo la metà dei pasti necessari per i bimbi, ma ai genitori chiedeva l'intero corrispettivo. Tra i tanti episodi viene citato quello che vede al centro un bimbo che all'epoca dei fatti aveva 2 anni e aveva dei disturbi nel linguaggio: in una circostanza il bambino sarebbe stato legato al seggiolone e schiaffeggiato al labbro, che si era gonfiato e da cui era uscito del sangue. Per le quattro maestre indagate è arrivato l'avviso di notifica di conclusione delle indagini preliminari, che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

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A quanto sembra è inutile continuare ad insistere sul tema che i bambini non vanno picchiati da nessuno. Troppi continuano ad essere i casi di maestre poco professionali che si distinguono perché picchiano i bambini loro affidati a scuola in qualità di allievi. Poveri allievi: invece di ricevere educazione ed istruzione ricevono botte ed insulti, cui spesso si aggiungono minacce affinché non si azzardino a rivelare gli abusi ai propri genitori.

Sono circa vent’anni che vado dicendo e ribadendo che bisogna fare ogni anno o quasi una valutazione dello stato psicofisiologico delle maestre. Tuttavia non si è fatto nulla e  tutto va avanti come prima.

Poi si legge che alcune di queste “insegnanti” sono state sospese perché i carabinieri le hanno seguite nella loro sporca professione di maestre manesche e crudeli e denunciate a chi di dovere, ma solo ben dopo i fatti. Perché si deve arrivare a questo invece di prevenire?

Ho sottolineato più volte come questi bambini picchiati celeranno le ingiustizie subite per poi lasciarle emergere nella vita da adulti con varie modalità, e spesso purtroppo in veste di carnefici. Molte condotte incomprese sono il frutto di violenze e ingiustizie subite da bambini.

I genitori si svegliano, ma non è meglio chiedere ai nostri parlamentari, occupatissimi, di emanare una legge che protegga veramente questi bambini potenziali vittime, “prima” che lo diventino e che poi sfoghino su altri gli abusi subiti?

2) Prato, si finge vampiro per fare sesso. Studente a capo di una setta satanica

Diavolo, ma anche vampiro o lupo mannaro. Tramite un morso sul braccio, fidelizzava i suoi adepti e “allontanava le negatività”. Il suo obiettivo era averli tutti in pugno con lo scopo ultimo di abusare sessualmente di maschi e femmine della setta. Riduzione in schiavitù e la violenza sessuale le accuse alle quali deve rispondere uno studente 23enne.

ATTUALITÀ - 8 FEBBRAIO 2020, 12:55 di Biagio Chiariello

Di giorno era un tranquillo studente universitario. Di notte, diavolo, ma anche vampiro o lupo mannaro. Essere con poteri sovrannaturali: così a 23 anni aveva creato una setta satanica a Prato, sua città natale, nella quale aveva coinvolto anche minorenni, portati alla "cieca obbedienza e totale accondiscendenza", con la promessa di realizzare i propri desideri e poi spinti a partecipare a rituali (‘Il morso del vampiro') esoterici e a subire abusi sessuali. La squadra mobile di Firenze, coordinata dalla Procura di Firenze, è intervenuta a Prato per una serie di perquisizioni atti a sgominare un su una presunta setta satanica che operava nella provincia. Gravi le accuse come la riduzione in schiavitù e la violenza sessuale. Quattro le vittime, stando alle indagini e alle denunce: tre ragazzi, di cui due minori di 18 anni, e una ragazza, che con inganni, violenze e minacce sarebbero stati costretti ad avere rapporti sessuali con lui.

Gli accertamenti sono partiti dalla denuncia di una mamma, preoccupata per i due figli di 17 e 18 anni che da alcuni mesi si comportavano in modo anomalo. Gli investigatori sono subito risaliti al 23enne, cittadino straniero, poi hanno iniziato a raccogliere le drammatiche testimonianze delle vittime. Il leader faceva credere ai giovani di essere dei ‘prescelti' che nelle vite precedenti avevano avuto un'altra identità (Amon, Atena, Banshee, Lilith, Le Sette Furie). Quindi il primo passo consisteva nello stipulare un "patto con il diavolo": una stretta tra le due mani sinistre, una sostanza liquida su di esse che il "santone" o un suo alter ego leccava. Poi, si diceva “immortale”. Per dimostrarlo, inscenava una sorta di strangolamento con un sodale, cadeva a terra, sembrava morto, improvvisamente si rialzava fingendo di rimettersi a posto il collo. Durante i rituali, si legge nel decreto di perquisizione riportati oggi sulla stampa locale, il leader dava agli adepti morsi sulle braccia "causando fuoriuscita di sangue, dolori persistenti e cicatrici". Era il cosiddetto ‘morso del vampiro’.

Tutto sarebbe stato finalizzato, secondo le accuse, ad abusare sessualmente di maschi e femmine della setta. Il sesso era fondamentale per la liberazione dei demoni, che avrebbero potuto far del male anche ai familiari. Tutto ovviamente doveva restare segreto. E così è stato fino all’intervento dei familiari di due vittime. 

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Come si fa al giorno d’oggi a credere a squilibrati che, per ottenere credibilità e incutere soggezione, mordono persone sul braccio in modo che ciò resti segno indiscusso di assoggettamento? Certo questo soggetto, autoelettosi capo ma disturbato mentale, aveva ben altro in serbo, ma anche coloro che credevano in lui e lo seguivano obbedendogli ed ossequiandolo non erano certo meno distrubati. In questa ennesima sceneggiata mista a leggende sataneggianti si ravvisa chiaramente lo spirito di una persona con gravi disturbi mentali: l’idea del vampiro accostata ad altri simboli del male finisce per fa sì che il soggetto si immedesimi nel personaggio, aprendogli così i cancelli della pazzia cosciente e dominante. A quel punto tutto è possibile, sia per la presunzione di avere un potere particolare, che per lo stato di manipolazione in cui vengono a trovarsi i suoi “sudditi”, convinti di dover soggiacere a forze sconosciute, maligne e forse ricreative. Non sembra mancare anche nelle cosiddette vittime la  voglia di emergere in ogni modo ed a ogni costo come “prescelto”, sebbene non si sappia se anche nelle loro menti una strisciante pazzia abbia favorito il processo.

3) Vittoria, botte e spintoni in classe agli alunni terrorizzati: arrestate due maestre d’asilo

Due maestre di un asilo di Vittoria, in provincia di Ragusa, sono state arrestate con l’accusa di maltrattamenti ai danni dei loro alunni. Come testimoniano anche le immagini riprese da alcune telecamere installate in aula, le due donne, di 54 e 59 anni, avrebbero picchiato, strattonato e percosso a titolo gratuito le vittime, che rimanevano inermi e pietrificate davanti alle violenza subite.

ATTUALITÀ - CRONACA NERA: 28 GENNAIO 2020 11:24 di Ida Artiaco

Avrebbero spintonato, picchiato e percosso i loro alunni indifesi. Per questo sono state arrestate con l'accusa di maltrattamenti due maestre di una scuola materna di Vittoria, in provincia di Ragusa. Nei loro confronti gli agenti del locale commissariato e della squadra mobile di Ragusa hanno eseguito un'ordinanza del Gip che ha disposto per le due insegnanti gli arresti domiciliari. Le indagini, che si sono concluse questa mattina con il fermo delle due donne, rispettivamente di 54 e 59 anni, sono cominciate dopo l'arrivo di una segnalazione circa le violenze fisiche e verbali che i piccoli sono stati costretti a subire a titolo gratuito.

I piccoli rimanevano quasi sempre impotenti e pietrificati, come testimoniano anche alcune immagini riprese dalle telecamere installate in classe e che mostrano chiaramente le docenti spingere e strattonare le loro vittime, che non sono mai riuscite a raccontare nulla ai propri genitori. In uno dei filmati si vede addirittura una delle maestre rimproverare aspramente un bambino, strattonarlo e colpirlo al viso più volte con schiaffi. La scena avviene mentre gli altri bambini della classe sono seduti per terra e guardano l'aggressione.

Nelle prime ore del mattino le due erano già presso gli Uffici della Questura di Ragusa e, dopo le notifiche dei provvedimenti a loro carico, sono state sottoposte agli arresti domiciliari. Non è il primo caso del genere, anzi. Gli episodi di maltrattamenti di insegnanti ai danni degli alunni sono molto frequenti. Tra gli ultimi, in ordine cronologico, quello delle umiliazioni subite da un bimbo autistico di 8 anni ad Alessandria, che ha portati due delle sue maestre ad essere indagate, e quello di Udine, dove due docenti di un asilo sono state sospese per otto mesi per aver strattonato e percosso al capo i loro giovani allievi.

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Non se ne può più e, nonostante i rimedi tentati ormai più volte da decenni per fermare questo triste fenomeno, aumentano considerevolmente i casi di maestre impazzite governate da istinti, paure, disturbi mentali e rabbia e che, nonostante ciò, continuano ad essere membri dello staff scolastico che dovrebbe mirare ad educare e indirizzare i bambini verso la vita, anche se questa, anziché desiderabile, si presenta spesso deludente se non peggio. Casi terrorizzanti e crudeli, che si affiancano spesso alle botte che tali figli sfortunati ricevono da genitori squilibrati, magari in preda a droghe cercate per convivere con la rabbia e la furia derivanti da matrimoni che non nascono dall’amore e dal rispetto, ma dall’egoismo e dalla superficialità. Di qui l’epilogo tragico che può arrivare all’assassinio del coniuge e/o dei figli. I crudeli mostri che arrivano a togliere la vita ai propri figli non badano alla loro età: uccidono e basta; nessuna pietà per la morte violenta inflitta a minori che si vedono violentare da coloro di cui si fidavano e a cui facevano riferimento per la propria crescita, così violentemente stroncata.

4) Airola, bambini picchiati e rinchiusi al buio dalle maestre: scoperto l’asilo degli orrori 

I maltrattamenti sui bambini nell’asilo privato di Airola (Benevento) non erano occasionali, ma erano la prassi. Un “metodo educativo”, così lo definisce la Procura, che le quattro insegnanti destinatarie del divieto di dimora utilizzavano abitualmente. Da qui, l’esigenza della misura cautelare: allontanarle subito, per evitare che i bambini venissero picchiati ancora. 

CRONACA - NAPOLI E CAMPANIA – BENEVENTO, ULTIME NOTIZIE 7 FEBBRAIO 2020 8:54 di Nico Falco 

"Sussistono le esigenze cautelari poiché il numero di condotte delittuose poste in essere nell’arco di pochi mesi è tale da far ritenere pressoché certo che esse, in assenza di interventi cautelari, continueranno nella loro attività criminosa". Ovvero: quelle maestre vanno allontanate subito, perché sicuramente continuerebbero a maltrattare i bambini. Le indagini della Procura di Benevento sull'asilo privato di Airola tracciano uno scenario inquietante: il comportamento delle quattro maestre destinatarie del divieto di dimora era la prassi, una sorta di "metodo educativo". Non si trattava di rimproveri e pizzichi occasionali, ma proprio del sistema che usavano e che, senza la misura cautelare, avrebbero continuato ad usare. 

Le indagini erano partite nel 2018, dopo la denuncia della madre di una bambina di 3 anni, che aveva parlato dei maltrattamenti e aveva riferito che la figlia era stata chiusa in una stanza al buio per punizione. Nel corso degli accertamenti, terminati nel maggio del 2019, ascoltando persone informate dei fatti ed esaminando le registrazioni effettuate all'interno della struttura, i militari hanno accertato che le quattro usavano abitualmente metodi violenti: documentati anche pizzichi, schiaffi al volto e colpi sul capo. Due delle quattro maestre sono di Airola e hanno 44 e 26 anni, la terza è di Bucciano e ha 27 anni e la quarta è una 24enne di Sant'Agata de’ Goti. 

"Si accertava – si legge nella nota della Procura, a firma del Procuratore Aldo Policastro – che tutte e quattro le insegnanti utilizzavano metodi di “insegnamento” basati non soltanto sulla pratica della violenza ma anche sulla istigazione della stessa. Schiaffi al volto, colpi sul capo, strattonamenti, pizzichi e punizioni mediante chiusura nella stanza “buia”, erano alla base del metodo di insegnamento cui le maestre dell’asilo si ispiravano".

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È solo il quarto articolo che segue ad altri già pubblicati: così ripetitivi che lasciano indifferenti molte persone che leggono e dimenticano. Non dimentichiamo i nostri bambini umiliati ed offesi. Bisogna intervenire con i fatti, con provvedimenti sicuri, svegliare i politici e chi per essi dormono della quarta. Ma non speriamo molto: i casi emergeranno ancora, perché le insegnanti non sono sottoposte a controlli annuali sulla loro salute mentale, neanche quando dal loro comportamento si evince chiaramente l’importanza di capirne di più. Avanti con bambini che diventeranno adulti disturbati: tanto sono figli di altri a non nostri. L’apparato dirigenziale, dopo, declama, tuona, ma il proverbio dice che “la montagna fece gran rumore e partorì un topolino”. Purtroppo i ragazzi malmenati e disillusi avranno sempre quel ricordo e parte della loro vita esperienziale conserverà diverse zone d’ombra. 

5) Iman, la neonata morta di freddo in un campo profughi in Siria [Bambini che in Siria muoiono, non per il coronavirus, ma per il freddo. In questo caso muore anche il papà che la portava in braccio all’ospedale lontano] 

Iman Mahmoud Laila aveva solo un anno e mezzo. È morta di freddo in un campo profughi nel nord-ovest della Siria. Il padre ha camminato per diverse ore prima di raggiungere l’ospedale di Afrin, ma ormai per la piccola era troppo tardi. Anche Abdul, nato da poche settimane, non è sopravvissuto alle gelide temperature. E un’intera famiglia è morta intossicata dal fumo di una stufa accesa per riscaldarsi dentro la loro tenda. Sono le tragiche storie della catastrofe umanitaria in Siria.

ESTERI - GUERRA IN SIRIA: 14 FEBBRAIO 2020 13:06  di Mirko Bellis 

Gli occhi neri, enormi per quel visetto ormai spettrale. La bocca spalancata, quasi a voler respirare ancora un po’ d’aria, aggrappata alla vita come solo può essere una creatura di un anno e mezzo. Iman Mahmoud Laila invece non ce l’ha fatta. È morta di freddo all’alba del 13 febbraio nella Siria nord-occidentale. La sua breve esistenza è stata segnata dalla miseria della guerra. Nonostante la sua giovanissima età, Iman era già una sfollata. La sua famiglia era dovuta scappare dalla Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, teatro di una feroce battaglia nel 2018. La bambina e i genitori avevano trovato rifugio in un improvvisato centro per sfollati nel villaggio di Ma'rata, a ovest della città di Afrin, nella provincia di Aleppo. Vivevano in una tenda di fortuna, un alloggio insufficiente a proteggere Iman dalle rigide temperature, aggravate dalle forti nevicate di questi giorni. Quando la piccola ha cominciato a soffrire problemi respiratori, il padre ha deciso di portarla all’ospedale Al-Shifa di Afrin, distante pochi chilometri: un viaggio a piedi iniziato alle 5 di una fredda mattina d’inverno. L’uomo ha avvolto la figlia in una coperta e, stringendola al suo petto per darle un po’ di calore, ha camminato per due ore prima di raggiungere la clinica. Purtroppo è stato tutto inutile perché la bimba è arrivata già priva di vita. Secondo quanto ha dichiarato il dottor Housam Adnan, Iman era morta per assideramento un’ora prima, tra le braccia del padre. 

“Oggi, di mattina presto, questa bambina è arrivata nel nostro ospedale di Afrin – è il commovente post scritto da Adnan su Facebook – l’ha portata suo padre dalla tenda in cui vivono a pochi chilometri da qui perché era assiderata. Gli ha messo addosso tutto ciò che possiede per tenerla al caldo. Ha fatto tutto il possibile per scaldare il suo cuoricino. L’ha stretta forte e piangendo ha camminato dalle cinque del mattino nella neve e nel vento. Ha camminato con le scarpe logore tra le macerie del suo Paese. I suoi arti erano congelati, ma il suo cuore continuava ad abbracciarla. Ha camminato per due ore prima di arrivare al nostro ospedale. Con grande difficoltà, siamo riusciti a separarlo dalla figlia e abbiamo visto il viso angelico della bambina, sorridente. Ma immobile. Abbiamo provato a sentire i battiti del suo cuore ma era morta! Un’ora fa! Quest’uomo ha portato il corpo della figlia senza saperlo”. 

Iman non è stata l’unica giovanissima vittima del freddo. Lo stesso destino è toccato a Abdul Wahhab Ahmad al-Rahhal, un neonato di poche settimane, morto congelato l’11 febbraio. Anche i genitori di Abdul erano dovuti fuggire dalla violenza. Erano originari di Khan Sheikhoun, la città della provincia nord-occidentale di Idlib riconquistata dall’esercito governativo nell’estate 2019. Come per Iman, anche per il piccolo Abdul, che viveva in una tenda nel campo profughi di Atma, sono state fatali le temperature invernali. 

La scarsità di combustibile costringe molti sfollati siriani ad utilizzare qualsiasi materiale pur di riscaldarsi: legna, carta e persino plastica vengono bruciate per ottenere un po’ di calore e riuscire così a sopportare le gelide notti passate in aperta campagna o sulle colline. Ma gli effetti possono essere fatidici. Staif Hammadi, sua moglie, e le due figlie Hoda e Hour, sono morti il 13 febbraio per aver inalato monossido di carbonio da una stufa accesa dentro la loro tenda. Gli Hammadi avevano abbandonato la loro casa a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti aerei delle ultime settimane. Vivevano in una tenda nelle campagne attorno alla città di Kafr Rumah. La morte li ha colti nel sonno. 

Nel nord-ovest della Siria è in corso una vera e proprio catastrofe umanitaria. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, dal 1° dicembre sono più di 800mila le persone che hanno abbandonato le loro case in seguito all’escalation di violenza delle ultime settimane nelle province di Idlib e Aleppo. Oltre l’80% degli sfollati sono bambini e donne. Sui campi profughi, inoltre, in questi giorni è caduta un’abbondante nevicata rendendo ancora più difficili le condizioni di vita dei disperati in fuga dalle bombe. Per molte famiglie, infine, non c’è nessun luogo dove rifugiarsi e sono costrette a vivere alle intemperie, in mezzo agli oliveti delle campagne a ridosso del confine con la Turchia.

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Il coronavirus è temuto e prevenuto ai massimi livelli e i morti sono, forse, un migliaio. Il freddo che colpisce la Siria sta uccidendo decine di bambini e genitori che non hanno mezzi per combattere il più temuto elemento che uccide molto in fretta e continuerà ad uccidere i profughi che fuggono da zone di guerra/guerriglia. I piccoli che non raggiungono gli ospedali per essere curati da disturbi respiratori muoiono per strada senza comparire nemmeno a livello di statistica sui media mondiali che stanno tutti attrezzandosi per il carnevale tanto importante. Bravissimi tutti! Lasciamoli morire di freddo e di fame. Non voltiamoci a vedere le poche foto, spesso scopiazzate, che mostrano nulla di orrendo, ma solo bambini congelati e genitori che non hanno lacrime per piangere perché si congelerebbero sul volto (ricordiamoci dei i nostri soldati di ritorno dalla Russia nella seconda guerra cosiddetta “mondiale”, raccontata in libri dimenticati come “Centomila gavette di ghiaccio” di Giulia Bedeschi ed altri).

6) In una caverna, tra il bestiame, o nelle tombe di un cimitero: dove vivono i bimbi siriani 

Dentro una caverna destinata al bestiame o tra le tombe di un cimitero, sono i rifugi improvvisati dei bambini siriani sfollati nelle province di Idlib e Aleppo. Secondo Unicef, oltre 500mila minori sono in fuga dalle violenze nella Siria nord-occidentale. In migliaia sono costretti a dormire all’aria aperta. Anche oggi cinque civili hanno perso la vita in un raid aereo. Il presidente turco Erdogan avverte: “Imminente nostro intervento armato su Idlib”. 

ESTERI - GUERRA IN SIRIA: 24 FEBBRAIO 2020 16:15 di Mirko Bellis 

Una caverna destinata al bestiame. È l’ultimo, miserabile, rifugio di almeno 8 famiglie in fuga dalla violenza nella provincia di Aleppo, nella Siria nord-occidentale. Circa 22 persone, di cui molti bambini, vivono da giorni sottoterra, senza alcun tipo di riscaldamento. Nel pavimento alcuni tappeti sono il magro giaciglio per non dormire al contatto con il freddo terreno dell’angusta grotta. L’antro si trova vicino al villaggio di Taltouna, a 17 chilometri da Idlib, il capoluogo dell’omonima provincia da settimane sotto attacco dell’esercito governativo e dell’aviazione russa. 

Bambini e ragazzi si aggirano tra le tombe del cimitero di Sarmada, a pochi chilometri dal confine con la Turchia. I più piccoli dormono all’interno della sala di preghiera del campo santo, diventato l’improvvisato riparo per decine di famiglie siriane sfollate a causa dei combattimenti. Sono solo le ultime istantanee della terribile condizione di circa 900mila sfollati nel nord-ovest della Siria. I campi profughi, come quello di Atmeh, sono un “mare di tende” come lo ha definito Mark Cutts, il vice coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la crisi siriana.

Tra chi sta cercando un rifugio per sé e i propri cari la disperazione ha raggiunto livelli tali che c’è chi è disposto a vendere un proprio organo pur di ottenere i soldi necessari per una tenda. “Un uomo a Idlib – scrive su Twitter Mahmoud Mosa, un attivista siriano – offre il proprio rene per comprare una tenda per la sua famiglia dopo 37 giorni di sfollamento”.

Unicef: “Oltre 500mila bambini sfollati nel nord-ovest della Siria” 

“Abbiamo camminato per tre giorni e ora viviamo in una tenda. Tutte le nostre cose sono zuppe di pioggia e fango”, ha raccontato Nadia, una madre recentemente sfollata da Saraqib, cittadina nei pressi di Idlib recentemente riconquistata dall’esercito governativo. “Ho un bambino molto malato che ha bisogno urgente di essere operato – il dramma della donna che adesso vive in un campo per sfollati vicino Aleppo – ma non posso permettermelo. Se mio figlio muore, non potrò far altro che seppellirlo”. 

“Dal 1° dicembre 2019 a oggi – denuncia Unicef – oltre 500.000 bambini sono stati sfollati nel Nord-ovest della Siria: decine di migliaia di famiglie vivono in tende, senza servizi di base, esposti a freddo e pioggia”. Dall'inizio del 2020, inoltre, 77 bambini sono stati uccisi o feriti (limitatamente ai dati verificati) a causa dell’escalation di violenze nell'area. “La situazione nel nord-ovest del paese è insostenibile, persino per i tristi standard della Siria”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore esecutivo dell'Unicef. “I bambini e le famiglie sono bloccati tra violenza, freddo intenso, mancanza di cibo e condizioni di vita disperate. Un simile disprezzo per la sicurezza e il benessere dei bambini e delle famiglie supera ogni limite e non deve continuare”. “Il massacro nella Siria nord-occidentale ha un impatto terribile sui bambini – prosegue Henrietta Fore – è ora di posare le armi e porre fine alle violenze, una volta e per tutte. Le parti in conflitto devono proteggere i bambini e le infrastrutture da cui essi dipendono, dare tregua alle famiglie e consentire agli operatori umanitari di rispondere agli immensi bisogni della popolazione, in accordo con i principi del diritto internazionale umanitario”. 

“C'è la morte sotto le bombe e c'è un'altra morte nei campi” 

“Gli attacchi indiscriminati sulle aree civili – si legge nell’ultimo report della Nazioni Unite sulla Siria – continuano a scacciare le persone dalle loro case e distruggere i servizi vitali, tra cui ospedali, mercati e scuole”. Il freddo, inoltre, ha peggiorato la situazione e sono quasi una decina i bambini morti assiderati. “C'è la morte sotto le bombe e c'è un'altra morte nei campi, non immediata ma ritardata”, racconta un uomo arrivato di recente con la sua famiglia in un campo dove sta lavorando Medici senza frontiere (Msf). “Attacchi aerei combinati a un’offensiva di terra, condotti dalle forze del governo siriano e dai loro alleati russi – ha sottolineato Msf – hanno provocato un'enorme ondata di sfollamenti nell'ultima area controllata dall'opposizione. Dopo gli attacchi alle città e ai campi sfollati a ovest di Aleppo nei giorni scorsi, le strade sono piene di auto e camion con persone in fuga verso aree più sicure sempre più limitate”.

“Le persone sono in una situazione disperata”, ha detto Julien Delozanne, capomissione di Msf per la Siria. “Gli attacchi avvengono in aree che prima erano considerate sicure. Le persone in fuga verso nord sono schiacciate in un territorio sempre più stretto – avverte Delozanne – tra la linea del fronte a est e il confine turco chiuso a ovest. Le condizioni di vita nei campi sfollati sono già dure. Se l'operazione militare continua, un nuovo afflusso di persone peggiorerà ancora la situazione”. 

Il presidente turco Erdogan avverte: “Imminente nostro intervento militare a Idlib” 

Mentre anche oggi si sono registrate cinque vittime tra i civili in un bombardamento russo su un’area a sud di Idlib, la scorsa settimana, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avvertito che l’intervento delle sue truppe nella provincia siriana “è imminente”. Questo mese 15 militari turchi sono morti negli scontri con l’esercito siriano. La riposta di Ankara è stata altrettanto dura e decine di soldati di Damasco sono rimasti uccisi. L’escalation tra Turchia e Siria rischia di aggravare la già terribile condizione dei civili intrappolati tra i combattimenti. Al fine di evitare ulteriori sofferenza alla popolazione siriana stremata da quasi 9 anni di guerra, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutteres, ha chiesto un immediato cessate-il-fuoco. Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani, dopo aver condannato la continua violazione del diritto internazionale, ha invitato il governo siriano e i suoi alleati a consentire corridoi umanitari per consentire il passaggio sicuro dei civili. 

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7) Siria, sempre peggio: bombe contro scuole a Idlib, morti 7 bambini e tre maestri, bombe a grappolo sui bambini. [Bravissimi, centrate bene tutti e fatelo come fanno oggi: passate anche una seconda volta sugli stessi posti in modo da uccidere anche i soccorritori!] 

Nella Siria nord-occidentale, almeno 7 bambini sono rimasti uccisi in un attacco ad una scuola che ospitava le famiglie sfollate. Missili con bombe a grappolo hanno colpito anche altre 9 scuole nella provincia di Idlib. Le vittime in totale sono 21, tra cui 3 insegnanti. “Dall’inizio del 2020 attaccate 22 scuole”, denuncia Save the Children. “È vergognoso”, la posizione di Medici senza Frontiere. La Russia rifiuta il cessate-il-fuoco a Idlib: “Sarebbe una resa ai terroristi”. 

ESTERI GUERRA IN SIRIA - 26 FEBBRAIO 2020 11:19 di Mirko Bellis 

Un’altra, terribile strage di bambini in Siria. Almeno 7 piccoli sono rimasti uccisi mentre si trovavano in una scuola a Maarrat Misrin, città della provincia di Idlib, da mesi obiettivo dell’offensiva dell’esercito governativo. Secondo quanto riportano fonti locali, nel complesso scolastico avevano trovato rifugio le famiglie di sfollati a causa dell’escalation di violenza che ha colpito la Siria nord-occidentale. Sono 11 le vittime nell’attacco a Maarrat Misrin. Moltissimi i feriti, oltre un'ottantina, soprattutto tra i bambini. Ieri, 25 febbraio, i bombardamenti su diverse città della provincia di Idlib hanno causato 21 morti, tra cui tre insegnati. 

Dall'inizio dell'anno 22 scuole bombardate in Siria 

La scuola di Maarrat Misrin non è stata l’unica ad essere colpita. Save the Children parla di 10 scuole attaccate ieri. “Sono dieci le scuole bombardate a Idlib in un solo giorno”, denuncia l’organizzazione umanitaria. “Il bilancio delle vittime è tragico e temiamo sia destinato a peggiorare: una bambina è rimasta uccisa insieme ad almeno altre 9 persone, di cui tre insegnanti”. Secondo Hurras Network, il partner di Save the Children sul campo, alcune delle scuole colpite erano in funzione, altre erano in pausa per un giorno e altre ancora venivano utilizzate come rifugi. Dall’inizio del 2020, sono già 22 le scuole bombardate, di cui quasi la metà in questa giornata”, denuncia Save the Children. “In questa fase caratterizzata dall’escalation del conflitto, si tratta del più alto numero di edifici scolastici colpiti in un solo giorno a Idlib, almeno dall'inizio del 2019. 

Appena oltre una finestra di una classe e sul patio interno di una delle scuole colpite ci sono ancora i resti dei missili impiegati nell’attacco. E i proiettili sembrano i gusci delle bombe a grappolo, il cui uso è stato messo al bando dalle Nazioni Unite con una convenzione in vigore dal 2010. 

Save the Children: "Stop alla guerra sui bambini" 

Filippo Ungaro, direttore della comunicazione di Save the Children Italia, ha condannato l’attacco alle scuole della provincia di Idlib. “Ben 10 scuole sono state colpite da un intenso bombardamento nell’area – ha detto Ungaro in un video – e purtroppo 10 persone, 10 civili, 10 innocenti, tra cui insegnanti e un bambino sono rimasti uccisi”. È inaudito e inaccettabile che le scuole e gli ospedali continuino ad essere colpiti – la posizione di Save the Children – è necessario fermare questa guerra che dura da quasi 9 anni. È ora di dire basta alla guerra sui bambini”. 

“Vogliamo ricordare a tutti che le scuole devono essere luoghi sicuri in cui i bambini imparano e giocano, anche in una zona di conflitto. Prendere di mira scuole e asili è un crimine di guerra”, ha scritto Amnesty international. 

Dura anche Medici senza Frontiere che non ha esitato a definire “vergognoso” l’attacco di ieri. “Le prime segnalazioni dagli ospedali supportati da MSF riportano più di 80 feriti e più di 25 morti. Stiamo verificando ulteriori dettagli”. 

Russia rifiuta il cessate-il-fuoco a Idlib: “Sarebbe una resa ai terroristi” 

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Gli umani sono quello che sono, e se sono spinti ad uccidere, ferire, mortificare, lo fanno senza pensarci due volte. I politici parlano, parlano, anzi blaterano e ci raccontano quello che sono in grado di dire secondo la loro istruzione ed educazione: pensano di avere a che fare con gente stupida, ma non sanno che ormai quelli che credono a loro ci sono solo i fragili o i disturbati mentali; gli altri hanno fatto, quasi tutti, un salto di qualità e non credono più alle balle che i politici tentano di somministrarci con fare duro e risoluto da sembrare persone serie che non sono. Riportano anche alla mente il fuoco amico dopo il quale si chiede scusa o di ignorare le conseguenze. La strage di Ustica insegna: dopo quarant’anni la verità è ancora nascosta nei radar cancellati allora, nelle non verità testimoniate e in tutto un sistema che è ben conosciuto in Italia. 

8) Coronavirus, professor Grasselli: “Finora nessun anziano ‘escluso’ da cure, ma potrebbe succedere” [quando non si dice la verità che è già in atto e a pagare sono come sempre i più deboli] 

Il professor Giacomo Grasselli, dell’unità di crisi regionale lombarda, in un’intervista su ‘il Fatto Quotidiano’, spiega che “Fino a questo momento nessun paziente che poteva trarre beneficio dalla terapia intensiva è stato escluso dal trattamento. Ma l’unico modo perché questo non accada nelle prossime settimane è contenere il contagio, stando a casa”. 

ATTUALITÀ - 10 MARZO 2020 22:55 di Annalisa Cangemi 

"Fino a questo momento nessun paziente che poteva trarre beneficio dalla terapia intensiva è stato escluso dal trattamento. Ma l’unico modo perché questo non accada nelle prossime settimane è contenere il contagio, stando a casa e seguendo le indicazioni delle autorità". Il professor Giacomo Grasselli della terapia intensiva del Policlinico di Milano, che in piena emergenza coronavirus coordina il network delle terapie intensive lombarde nell'unità di crisi istituita nella Regione Lombardia, in un'intervista su ‘il Fatto Quotidiano', smentisce le voci allarmistiche circolate nei giorni scorsi, secondo cui le quali ci potrebbe essere una ‘selezione’ tra i pazienti da curare negli ospedali, escludendo le persone più anziane dall'intubazione. 

Ma, aggiunge, "Non vorrei trovarmi costretto a breve a fare un triage, una selezione di questo tipo, come si fa in guerra o nelle grandi catastrofi, e l’unico modo per evitarlo è impedire che l’epidemia si diffonda". 

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Si legge di tutto al giorno d’oggi, anche se per fortuna la stampa scompare il giorno dopo, ma le accuse restano e sono gravi. L’Italia avrebbe fermato la legge sull’eutanasia perché i parlamentari (come sempre) non erano d’accordo tra loro. Negli altri stati esistono già leggi applicate che permettono l’eutanasia anche sui minori, se sono tra le fasce più deboli, e chi ci dice che in Italia, di fronte a malati cosiddetti “terminali”, qualche medico troppo solerte non faccia in combriccola con altri lo stesso? Siamo sicuri che il giuramento di Ippocrate (che è cambiato) non abbia tralasciato l’argomento eutanasia? Sono troppe le attuali indicazioni che guardano male gli anziani perché sono tali ed anche il popolino si abitua a vederli male e ad indicarli quali portatori di disgrazie di ogni genere. Ampliare i cimiteri e i forni crematori (notizia già ventilata a inizio 2020 dalla stampa britannica prima ancora che si potessero ipotizzare le proporzioni della pandemia) è un suggerimento che ricorda la non lontana Auschwitz). 

11) Fu il primo a lanciare l'allarme Covid-19 su internet Coronavirus. 

Cina: fu un errore punire il medico eroe Li Wenliag 

La polizia si scusa Tweet "Morto Li Wenliang, il medico che da Wuhan lanciò l'allarme coronavirus" 19 marzo 2020 Li Wenliang pagò per l'intuizione sull'infezione simile alla Sars. Ora la polizia di Wuhan si scusa con il medico-eroe che per primo lanciò l'allarme sul Coronavirus e che in seguito è morto proprio per aver contratto il Covid-19. 

La polizia ammette l'errore relativo alla convocazione e alla reprimenda ai danni di Li Wenliang con l'accusa di "diffusione di false informazioni su internet". 

L'ufficio di pubblica sicurezza della città focolaio ha scritto in una nota che sul caso "ci furono applicazione errata della legge e procedure irregolari". 

Le scuse arrivano dopo le conclusioni della National Supervisory Commission secondo cui "l'azione della polizia non fu appropriata". 

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Come sempre chi non è creduto perché sta dicendo la verità spiacevole e da paura è considerato un bugiardo, o peggio, uno che diffonde false notizie anche con prove scientifiche evidenti. E non solo, ma come in questo caso arrestato, in prigione e considerato fuori di testa. Ma poi arrivano le prove a suo favore, a sostegno di quanto diceva ed allora tutte le autorità si fanno in quattro per dire che erano gli altri che avevano informato male, che non avevano capito bene… Insomma la colpa è sempre degli altri e non di quegli spacconi ignoranti e superbi, megaonnipotenti e ciechi di fronte alla propria ignoranza. Purtroppo li abbiamo tutti in posti dove non dovrebbero essere, ma che si sono arraffati con bugie, scavalcando i più intelligenti di loro che si lasciano scavalcare. La prova è ora il fatto che alle varie TV compaiono professionisti seri ed i soliti arraffoni poiché, pur di comparire, raccontano balordaggini da paura, ma che i conduttori approvano inchinando sempre la testa. Povero mondo! Siamo in mano a deficienti che si accorgono sempre tardi degli sbagli commessi “dagli altri” e che loro non avevano capito bene. Avanti tutta, tanto il mondo è in mano ad idioti di ogni categoria. 

12) Coronavirus in Spagna, i medici dovranno scegliere chi curare 

La Spagna si prepara a mettere in campo nuove misure per fronteggiare l’emergenza Coronaviurs. Il governo di Madrid ha ordinato la chiusura degli hotel, fatta eccezione per quelli messi a disposizione dei servizi sanitari. In Spagna si fa sempre più complicata anche la gestione dell’emergenza sanitaria, tanto che il gruppo di lavoro di bioetica della Società spagnola di medicina intensiva, critica e unità coronarie invita i medici a scegliere chi curare. In caso di situazioni di crisi come quella che si sta vivendo con il Coronavirus, devono essere privilegiate le persone ricoverate in terapia intensiva con più possibilità di sopravvivenza. “Ammettere un ingresso può significare negarne uno a un’altra persona che potrebbe beneficiarne di più, quindi è necessario evitare il criterio dell’accesso in base agli arrivi”, si legge nelle raccomandazioni del documento redatto dal gruppo di lavoro. A rendere noto questo report è El Mundo. 

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Siamo arrivati quasi al termine dei limiti umani, anzi li stiamo superando. Ora non si tratto più semplicemente di un virus da curare, ma della deontologia dei medici od operatori sanitari che dovrebbero curare. Loro in Spagna, ma anche presto altrove, sceglieranno chi deve essere curato in base al loro modo di valutare i singoli casi. Non sempre l’età farà da filtro ma tanti altri fattori che sono nella testa di chi opera: ed allora emergeranno tante modalità di valutazione insite nell’emozionabilità del curante e delle sue situazioni psicologiche. 

Questo per quanto riguarda la situazione attuale. Tuttavia ben presto interverrà il solito stato che detterà leggi sempre in base, non ad una obbiettività manifesta, ma a molteplici fattori personali e codicilli che interverranno in un caso o nell’altro. Gli anziani, i cosiddetti vecchietti sono già segnalati, hanno il marchio sulla schiena e tra un po’ non potranno più circolare senza subire conseguenze che non si osa immaginare, ma che diventeranno una scusante, una regola che se ne frega della morale e quant’altro. 

Hanno vietato per mesi la S. Messa e anche adesso che non sono vietate, c’è chi ha semplicemente paura di andarci. Il diavolo ride come un matto quando le chiese sono vuote: niente S. Comunione, niente a difesa della Chiesa… Il diavolo non poteva sperare di meglio. Potrebbe anche trattarsi della manifestazione di quanto dicono alcune profezie, secondo cui il diavolo avrebbe un giorno compiuto, con uno sforzo immane, un ultimo atto contro la Chiesa di Gesù Cristo. 

Non esistono consigli, ma seguiamo quello che dicono le Sacre Scritture e non le mirabolanti parole di autodeclamati profeti, che non sono altro che pagliacci che finalmente hanno la possibilità di fare le loro miserevoli sceneggiate. 

È mia impressione che stiano scomparendo anche molte pseudoapparizioni proclamate da menti esaltate e questo è un bene: che Dio ci aiuti in tutto questo. Forse questa è l’ora che separa il grano dalla pula.

 


venerdì 31 gennaio 2020

Le atrocità che si snobbano facendo finta di ignorarle: non sono un po’ troppe per passarci sopra? – The Atrocities we Look Down on by Pretending to Ignore Them. Are They Not too Many to Overlook Them?




1. Salerno, la Bibbiano del Sud: al via il processo

Falsi abusi per togliere bimbi alle famiglie, il filo che collega il clamoroso caso di Bibbiano alla Campania oggi arriva nell’aula di giustizia del tribunale di Napoli: inizia il processo-stralcio a carico di due consulenti di Salerno. Drammatiche le storie familiari contenute negli atti al vaglio dei magistrati.

CRONACA NAPOLI E CAMPANIA NAPOLI SALERNO 1 OTTOBRE 2019 - 7:19 di Rosaria Capacchione

Non è Bibbiano, ma anche qui ci sono neuropsichiatri e assistenti sociali zelanti, figli strappati a padri, madri, nonni, zii. Non è la Bassa, ma anche qui ci sono diavoli travestiti da lupi, uomini (e donne) cattivissimi che trascinano bambini di pochi anni negli inferi degli abusi sessuali. Non siamo in Emilia Romagna ma in Campania, in provincia di Salerno, dove lo psicoterapeuta e guru piemontese Claudio Foti non ha comunità o case-famiglia ma adepti e simpatizzanti, abusologi convinti che la Carta di Noto sia una bestemmia e che i bimbi non mentano mai. Anche quando sono indotti a usare parole sconosciute, a raccontare storie incredibili, a esprimere pensieri troppo complessi per chi – a due o tre anni, o anche a cinque ma con un gravissimo deficit cognitivo causato da un trauma alla nascita – riesce a malapena a parlare. Almeno tre casi noti, una dozzina quelli censiti informalmente da avvocati e criminologi. Tutti arrivati nelle aule del Tribunale, tutti o quasi finiti con l’assoluzione piena del parente accusato di pedofilia. In un caso solo il padre è stato condannato per violenze sessuali di gruppo commesse durante riti satanici particolarmente macabri e violenti. Ma i suoi coimputati, processati separatamente, sono stati tutti assolti: esclusa la presenza di diavoli, lupi mannari, stupri, orge a base di sangue e sperma. E non si capisce su cosa si fondi, dunque, quell’accusa di violenze collettive contestate a uno solo.

Uno di quei casi,è finito con il rinvio a giudizio di chi quelle perizie aveva firmato, determinando l’allontanamento dei piccini dalla casa familiare o la perdita della patria potestà del padre, accusato ma innocente. Oggi, primo ottobre, al Tribunale di Napoli (prima sezione, collegio B), l’avvio del processo stralcio a carico di due consulenti di Salerno. Il troncone principale, che vede imputate per falso la responsabile del servizio di neuropsichiatri infantile dell’Asl di Salerno, Maria Rita Russo, e l’ex moglie (I.P.) del bambino sottratto al padre, è slittato al 22 maggio del prossimo anno. «Ma presenteremo istanza di anticipazione – dice l’avvocato Salvatore Del Giudice – per evitare il rischio della prescrizione». Il processo è stato trasferito a Napoli perché la Russo è sorella e zia di due magistrati in servizio a Salerno.

I racconti della "Bibbiano del Sud"
I nomi, nei casi individuati nella “Bibbiano del sud”, sono sempre gli stessi. Le storie, scovate a fatica e ricostruite attraverso sentenze e perizie tecniche, ruotano sempre attorno agli stessi nomi: tra gli altri, Maria Rita Russo, la psicologa Alessandra Pagliuca e il marito Mauro Reppucci (ex giudice onorario del Tribunale dei minori di Napoli, stessa scuola di pensiero di Foti, di recente approdato alle teorie di Ryke Geerd Hamer, fondatore della Nuova Medicina Germanica, medico tedesco morto due anni fa, radiato dall’ordine professionale). Tutti, in tempi diversi, legati al Movimento per l’infanzia, a cui aderisce anche l’associazione di Foti (Hansel & Gretel), psicologi e assistenti sociali uniti da un comune approccio agli abusi sessuali non riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale.

Racconta C.C., ufficiale dei carabinieri in servizio a Roma, la carriera stroncata dall’inchiesta per pedofilia, la sua paternità stracciata da una sentenza che gli ha comunque sottratto il figlioletto:

«Sono passati più di undici anni ma l’incubo non è ancora finito. È iniziato tutto durante la fase di separazione da mia moglie, quando iniziò ad accusarmi delle cose peggiori. Sono un uomo di legge, credevo che sarebbe finito tutto presto e bene. E invece no. Sono stato prosciolto, il giudice ha trasmesso gli atti in Procura contro le mie accusatrici, il processo a loro carico non è ancora iniziato. Io non ho più visto mio figlio, che allora non aveva nemmeno tre anni. Ora per lui il papà è un altro uomo ma io continuo a combattere per lui. Un giorno, quando sarà grande, quando vorrà, saprà che non l’ho mai abbandonato e che non ho risparmiato né soldi né tempo per ricostruire la verità».

L’ex moglie, dopo la vicenda, ha fondato un’associazione che si occupa di abusi sui minori. Nel 2012 aveva ottenuto un finanziamento di 120mila euro dal Dipartimento per le Pari Opportunità e 30mila euro dal Comune di Baronissi. Alla cerimonia di inaugurazione della sede, a giugno del 2013, avevano partecipato l’ex ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, e la senatrice Eva Longo.

"Bianca come la colla"
La sentenza di proscioglimento di C.C., firmata il 14 marzo del 2014 dal gup Sergio De Luca del Tribunale di Salerno, fa strame delle perizie d’ufficio e delle consulenze: sotto il profilo metodologico ma anche, e soprattutto, rispetto ai contenuti delle audizioni del bambino. Audizioni alle quali, irritualmente, la madre partecipava con un ruolo molto attivo: era lei a fare domande, suggerire risposte, lei ad arrabbiarsi quando il piccino non rispondeva come avrebbe voluto. Nelle motivazioni della decisione sono riportate le parti più significative delle trascrizioni degli audio-video prodotti dall’accusa. Scrive il giudice che è evidente la «sistematica manipolazione delle risposte e degli atteggiamenti di F.», così come la discrepanza tra quanto scritto dalle psicologhe e quanto effettivamente detto dal bambino. Imbarazzanti i suggerimenti dati al piccolo, annoiato e infastidito dalle domande pressanti della madre e della psicologa, disturbato mentre gioca: dalla “confessione” dei maltrattamenti subiti dal padre (ma nel video il bambino nega e si arrabbia con la mamma) alla “pipì bianca come la colla” che avrebbe visto parte al padre durante un gioco.

La colla bianca compare anche in un altro documento, la relazione che Maria Rita Russo invia alla Procura di Salerno e al Tribunale dei minori su un altro caso affidato al suo ufficio. La ragazzina “abusata” a quel tempo aveva tredici anni ma i fatti sarebbero avvenuti molti anni prima. Affetta da tetraparesi spastica sin dalla nascita, era stata sottratta ai genitori, al nonno e agli zii (assistiti dall’avvocato Paolo Corsaro) e affidata a una comunità.  Nel documento della responsabile del servizio di neuropsichiatria infantile si fa riferimento a una frase spontanea riferita dalla piccola, quando aveva visto un tubetto di colla su una scrivania: “Pipì bianca come la colla”. Singolarmente, le stesse parole di F. E a disegni con espliciti riferimenti sessuali. Anche in questo caso le perizie sugli audio-video smentiscono clamorosamente le relazioni degli psicologi, tra le quali Alessandra Pagliuca, nominata dalla Procura di Salerno. Nonostante la relazione della Russo avesse concluso che la ragazzina aveva “difficoltà ad evocare la vita interiore ed i propri vissuti. Tempi di attenzione e concentrazione labili. Grave compromissione del linguaggio, elementare, utilizzato per esprimere bisogni semplici e scambi concreti, più che stabilire una vera comunicazione con l’esaminatore”, aveva poi concluso per la veridicità degli abusi sessuali. Desunti durante audizioni pressanti nel corso delle quali la bimba viene indotta a ripetere le frasi suggerite.

I disegni e la perizia
Comportamenti artefatti, conclude il perito che, a proposito dei disegni, mette per iscritto valutazioni di estrema gravità: “Dall’analisi del video si evince chiaramente che i disegni prodotti durante l’incontro non sono certamente spontanei, ma anzi, imposti dalla dott.ssa Russo per “aiutare” l’espressione della minore. Minore, si sottolinea, che ha abilità grafiche pressoché nulle. Infatti completa a suo modo tali disegni eseguendo un semplice scarabocchio laddove indicato dagli operatori, senza riuscire a dare a quanto disegnato il significato (grafico o verbale) a connotazione sessuale che “ossessivamente” riscontrano le consulenti”. Un’ossessione, appunto.

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2. Se non finite i compiti vi mando tutti nelle camera a gas”, maestra elementare licenziata in tronco

I fatti sono avvenuti giovedì 10 ottobre alla Newberries Primary School di Radlett, comune dell’Hertfordshire, in Regno Unito, dove un terzo degli abitanti si dichiara ebreo. Il giorno dopo l’insegnante è stata licenziata.
ESTERI EUROPA 16 OTTOBRE 2019 - 11:14di Biagio Chiariello

Un'insegnante ha detto a una classe di bambini delle scuole elementari che li avrebbe "mandati nelle camere a gas" se non avessero finito i loro compiti. Quando uno degli alunni di 10 anni “l'ha sfidata”, ha poi corretto il tiro dicendo che stava "scherzando", prima di chiedere ai bambini di non dirlo a nessuno. Il personale della Newberries Primary School di Radlett, nell'Hertfordshire, ha dichiarato che la maestra era una supplente e “non sarebbe più tornata” a scuola. A riportarlo è Metro.co.uk.

Quasi un terzo delle persone che vivono nel villaggio di Radlett si identifica come ebreo – oltre 2.200 in totale. Il presunto commento antisemita è stato fatto di fronte ad una classe di 28 bambini, 11 dei quali sono ebrei, giovedì 10 ottobre. I genitori della scuola affermano che l'insegnante ha detto: "Fareste meglio a finire i vostri compiti in fretta, o vi spedirò tutti nelle camere a gas”.

Molti genitori hanno contattato il preside della scuola per dire che avrebbero ritirato i loro figli a meno che la prof non fosse stata licenziata. Cosa che è avvenuta al termine della riunione d'emergenza del consiglio scolastico, giovedì sera, e comunicata il giorno successivo. L’istituto ha dichiarato in una dichiarazione che l'insegnante in questione era una “dipendente di agenzia” e non aveva un contratto di lavoro a tempo indeterminato con la scuola. Un genitore, che non voleva essere nominato, ha detto al MailOnline: "Per il bene della scuola hanno chiarito che volevano affrontare la situazione senza indugio. Non hanno cercato di contestare quanto detto dall'insegnante. Il fatto che la donna sia stata licenziata il giorno seguente fa capire di cosa stiamo parlando”.


Non è troppo ricordare che gli abusi sui bambini delle scuole pubbliche e private stanno aumentando sempre di più. Non passa mese senza che compaiano nuove denunce, perché i lividi evidenti sui bambini, di cui molti inferiori ai cinque anni, li notano i genitori (almeno molti) che si sono fatti attenti a quanto racconta il bambino, ai segni che porta sul corpo o ai comportamenti cambiati in modo incomprensibile, come il non voler più andare a quell’asilo nido ecc. che prima frequentava. I casi che arrivano ai media sono già molti, ma ci si domanda quanti casi sommersi ci siano ancora che i genitori tralasciano di considerare per mille motivi: a maggior ragione i casi sommersi si imprimono nella mente del bimbo, che poi li elaborerà più tardi a modo suo, ma sicuramente in modo violento e reale, magari totalmente diverso da quello che successe ai tempi delle violenze su di lui e sui propri compagni. Ci vorranno nuove modalità psicologiche per esaminare queste reazioni e soprattutto per riequilibrare una persona che nel profondo del subconscio ha drammi vissuti senza aiuto.

3. Roma, bimbi delle elementari denunciano la maestra: “Picchia la nostra compagna disabile”

Picchia la nostra compagna disabile” è la denuncia di alcuni bimbi di una classe quinta elementare di una scuola di Roma che hanno raccontato ai genitori le violenze di una maestra di sostegno nei confronti di un’alunna. Ora la docente è iscritta nel registro degli indagati per maltrattamenti.

CRONACA ROMAROMAULTIME NOTIZIE 17 OTTOBRE 2019  7:48di Alessia Rabbai

Bimbi di quinta elementare hanno denunciato una maestra perché "picchiava una loro compagna disabile". La vicenda è accaduta in una scuola di Roma, dove i piccoli alunni, di soli dieci anni, hanno raccontato le presunte angherie della docente di sostegno di 36 anni nei confronti di una bambina della quale doveva prendersi cura. Come riporta La Repubblica, gli studenti, notati in diverse occasioni i comportamenti violenti dell'insegnante, hanno deciso tutti insieme di raccontare quanto accadeva in aula ai genitori, quando gli altri docenti non erano presenti. Mamme e papà hanno ascoltato i loro piccoli con attenzione e preoccupazione e, senza esitare, hanno deciso di rivolgersi in caserma. Allertata, la dirigente scolastica ha allontanato la maestra dalla bimba. Umiliazioni, insulti e violenze ricorrenti che i genitori hanno poi segnalato ai carabinieri e la Procura ha disposto alcune verifiche. Così la donna è stata iscritta nel registro degli indagati per maltrattamenti ma è ancora a scuola.

Alcuni bambini sono già stati sentiti, con il supporto di un psicologo, altri lo saranno nei prossimi giorni, per raccogliere gli elementi necessari e ricostruire il quadro delle presunte violenze. I piccoli hanno raccontato che "la maestra si comporta male con tutti, ma in modo particolare con la compagna disabile, che a volte si tocca le gambe per le botte ricevute". nel frattempo la docente ha negato ogni accusa. La procura aveva chiesto una misura cautelare, ma giudice delle indagini preliminari non l'ha concessa. Opponendosi alla decisione del gip i pubblici ministeri hanno fatto Ricorso al Tribunale del Riesame.


4. Maltrattamenti in un asilo a Cesano Maderno, le maestre ai bimbi: “Ammazzatevi, pezzi di m…”

Le due maestre d’asilo di Cesano Maderno che la scorsa settimana sono state sospese dall’insegnamento con l’accusa di maltrattamenti si rivolgevano ai loro bimbi di appena cinque anni con espressioni molto dure: “Li guardo che si ammazzano, non me ne frega un c…, dare tutte queste energie a questi pezzi di m…”. Gli audio sono finiti nell’inchiesta dei carabinieri, partita dalla segnalazione di alcuni genitori, preoccupati perché vedevano i propri figli comportarsi in maniera anomala.
CRONACA LOMBARDIAMONZA 19 OTTOBRE 2019  10:17di Redazione Milano

Emergono ulteriori particolari nell'inchiesta che, la scorsa settimana, ha portato alla sospensione di due maestre di un asilo di Cesano Maderno, in provincia di Monza e Brianza, accusate di maltrattamenti nei confronti di alcuni dei loro piccoli alunni. Sono delle intercettazioni audio che vengono riportate dal "Corriere della sera" e che testimoniano come il clima, all'interno della scuola dell'infanzia Calastri di Cesano, fosse particolarmente pesante: "Io li guardo che si ammazzano, non me ne frega un c…, dare tutte queste energie a questi pezzi di m…", dice ad esempio una delle due maestre indagate. Le due educatrici, di 53 e 54 anni, probabilmente sospettavano che nelle loro classi fossero state installate delle telecamere nascoste: avevano infatti mutato l'atteggiamento nei confronti dei bambini. Ma probabilmente non credevano di essere anche registrate. E invece anche gli audio sono finiti nell'inchiesta dei carabinieri, coordinata dal pubblico ministero Michela Versini, che era partita all'inizio di quest'anno dopo che alcuni genitori avevano notato comportamenti anomali nei loro figli.


Le due maestre d'asilo indagate sono accusate di aver strattonato, schiaffeggiato e punito con castighi eccessivi i bimbi di cinque anni che erano stati affidati loro. Tra le punizioni rientra anche la "sedia della riflessione", dove i bambini erano costretti a rimanere seduti anche per tre ore di fila. Le educatrici sono state sospese per nove mesi dal loro lavoro sulla base di un provvedimento del giudice per le indagini preliminari Emanuela Corbetta. Ma loro stesse, a colloquio col giudice, avevano deciso di autosospendersi anticipando la decisione della magistratura. L'inchiesta, molto delicata, dovrà accertare le reali responsabilità delle due educatrici, definendo quella sottile linea che divide i metodi d'insegnamento eccessivamente severi dai veri e propri maltrattamenti.


5. Reggio Calabria, maestra delle elementari minaccia e picchia gli alunni: “Siete stupidi maiali”

È stata sospesa per un anno una maestra della scuola elementare di Palizzi Marina, in provincia di Reggio Calabria, per aver minacciato e percosso i suoi alluni. Il provvedimento è scattato al termine di una serie di indagini partite dai racconti che i bambini avevano fatto ai genitori, poi confermati dalle immagini riprese da telecamere posizionate in aula a sua insaputa: “La maestra è cattiva. Diceva che non gli importava se ci faceva male”.

ATTUALITÀCRONACA BIANCA 7 OTTOBRE 2019  10:30di Ida Artiaco

"Siete solo dei maiali": la maestra ripresa dalle telecamere mentre picchia gli alunni in aula

Schiaffi, pugni, minacce e insulti gratuiti ai suoi alunni. Per questo è stata sospesa per un anno una maestra della scuola elementare di Palizzi Marina, in provincia di Reggio Calabria, accusata di maltrattare e offendere i giovani studenti. Il provvedimento è giunto al termine delle indagini condotte dai finanzieri del Comando provinciale del capoluogo calabrese, che hanno anche rivelato come la donna li sottoponesse a violenza psicologica, oltre che a quella fisica. "Siete degli stupidi maiali", avrebbe ripetuto ai bambini, così come hanno raccontato alla psicologa in audizione protetta. "Eravamo tutti scioccati, c'erano due bambini a terra e la maestra che gli aveva fatto male rispose che non le importava", è invece la dichiarazione rilasciata da un alunno di una scuola elementare di Melito Porto Salvo. E poi ancora: "Mi ha dato uno schiaffo dove avevo la cicatrice di un'operazione chirurgica", ha detto un'altra vittima.

A far scattare le indagini sono stati proprio i racconti fatti dai bambini che, tornati a casa da scuola, confidavano ai genitori di aver subito o visto subire schiaffi, calci e spinte, dati senza motivo dalla maestra durante le sue ore di lezione. Alcuni, evidentemente spaventati e umiliati da quanto subito, erano arrivati a fingere di star male o a chiedere espressamente di non andare a scuola proprio nei giorni in cui l'insegnante faceva lezione. La conferma delle loro testimonianze è arrivata da alcuni video registrati all'interno delle classi tramite l'ausilio di telecamere posizionate di nascosto nella scuola, all'insaputa delle maestra e degli studenti. Nelle immagini si vede chiaramente l'insegnante non solo utilizzare un linguaggio scurrile e non adatto al contesto, ma anche percuotere e strattonare i bimbi, per altro senza alcun motivo. Da qui è scaturita l'ordinanza del Gip del Tribunale di Locri su proposta della Procura della Repubblica, che ha deciso per la donna la sospensione per la durata di un anno dall'esercizio del pubblico servizio.


6. Denuncia botte a bimba, sospesa maestra - In una scuola del Pavese. Il giudice, 'revocare provvedimento'

(ANSA) - PAVIA, 27 OTT - Si è accorta che una sua alunna aveva dei lividi sulle gambe, oltre a manifestare comportamenti sospetti come frequenti pianti in classe. Così la maestra, che insegna in una scuola elementare della provincia di Pavia, prima ha segnalato il caso alla dirigente dell'istituto e poi ha deciso autonomamente di rivolgersi alle forze dell'ordine. A quel punto la preside ha sospeso per un giorno (non retribuito) la maestra, per aver violato il segreto d'ufficio e aver arrecato un danno d'immagine alla scuola. La vicenda, avvenuta nello scorso anno scolastico, è oggi riportata dal quotidiano 'La Provincia pavese'.

L'insegnante si è rivolta al Tribunale di Pavia. Il giudice Donatella Oneto, dopo aver esaminato il caso, ha invitato la nuova dirigente scolastica (che ha preso il posto di quella che aveva adottato il provvedimento) a revocare la sospensione e a restituire alla docente la mancata retribuzione: l'udienza è stata aggiornata a dicembre.


7. Cosenza, colpi in testa, sputi e minacce di morte a bimbi di 3 anni: arrestate due maestre
Due maestre di un asilo privato di Cariati, in provincia di Cosenza, sono state arrestate con l’accusa di aver maltrattato bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Le indagini sono partite da alcune segnalazioni anonime e confermate dalle immagini riprese da una telecamera di videosorveglianza: in alcune di queste, si vedrebbero i bimbi coprirsi il volto con le braccia alla vista delle insegnanti.
ATTUALITÀCRONACA NERA 13 NOVEMBRE 2019  10:49di Ida Artiaco
Hanno maltrattato e umiliato una ventina di bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Per questo due maestre, di 35 e 54 anni, di un asilo privato di Cariati, in provincia di Cosenza, sono state arrestate e messe ai domiciliari. Le accuse contro di loro sono pesanti: avrebbero aggredito sia dal punto di vista fisico e che psicologico i bambini di cui avrebbero dovuto prendersi cura, circa una ventina, che frequentavano la struttura. I carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, supportati da militari del Nas e del Nucleo ispettorato del lavoro, secondo quanto si è appreso, dopo avere ricevuto delle segnalazioni anonime hanno deciso di installare delle telecamere con le quali sarebbero state riprese le cattive condotte delle due insegnanti, dando avvio alle indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Flavio Serracchiani, e diretti dal Procuratore della Repubblica, Eugenio Facciolla.
In particolare, in alcune delle immagini analizzate, si vedrebbero i bambini mentre, al solo avvicinarsi delle maestre, si coprivano il visto con le braccia. Non solo. Negli episodi registrati dai Carabinieri, oltre cinquanta in meno di un mese, vengono riprese inoltre entrambe le donne mentre compiono atti di violenza fisica, come strattonamenti, spintonamenti, trascinamenti, schiaffi e tirate di capelli. Addirittura, approfittando del fatto che due bambini si trovassero sdraiati a terra, sarebbero letteralmente salite sui loro arti inferiori, indugiando per alcuni secondi con una gamba nel vuoto, facendo sì che il proprio peso facesse pressione sugli stessi. Ed ancora numerosi colpi alla testa, anche con l'utilizzo di corpi contundenti. Innumerevoli poi i rimproveri immotivati, spesso accompagnati da ingiurie e minacce, anche di morte nonché comportamenti oppressivi ed umilianti nei confronti dei bambini.
All'interno dell'asilo sono in corso anche le verifiche dei carabinieri del Nas per ulteriori verifiche sanitarie e del Nil per accertare la regolarità di contratti e dei dipendenti dell'asilo che era autorizzato e regolarmente in attività, dal momento che una delle due collaboratrici è risultata irregolare poiché non assunta. I militari stanno anche sentendo i genitori delle presunte vittime per capire se i figli abbiano o meno, nel tempo, manifestato comportamenti sospetti riconducibili a quanto sarebbe accaduto all'interno della struttura, che è stata sottoposta a sequestro penale. Nei prossimi giorni le attività di indagine continueranno per verificare eventuali ulteriori responsabilità, anche alla luce del fatto che sino a questo momento nessuna denuncia è stata presentata presso le Forze dell'Ordine o presso l'Autorità Giudiziaria. Le due donne, al termine delle formalità di rito, sono state trasferite presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari, a disposizione della competente Autorità Giudiziaria.
8. Schiaffi e insulti ai bimbi all’asilo: “Sei un terrone”. Maestra sospesa a Cocquio Trevisago
La maestra e titolare di un asilo nido di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, è stata sospesa per sei mesi dall’esercizio della professione perché ritenuta responsabile di maltrattamenti psico-fisici nei confronti di bambini di età compresa tra pochi mesi e due anni. La donna schiaffeggiava e insultava i piccoli, dicendo loro frasi del tipo: “Sei un terrone” o “Guardati, fai schifo”. In alcune circostanze la donna si sarebbe inoltre appartata col compagno in una stanza dell’asilo per consumare rapporti sessuali, lasciando i bimbi incustoditi.
CRONACA LOMBARDIAVARESE 6 DICEMBRE 2019  9:38di Francesco Loiacono
Schiaffi, sculacciate e anche insulti e frasi volgari urlate a bambini di età compresa tra pochi mesi e due anni: "Sei proprio un terrone", "guardati, fai schifo" o ancora "piangi che così ti passa". Questo è quanto avrebbe fatto una maestra d'asilo di Cocquio Trevisago, piccolo comune del Varesotto, ai bimbi che frequentavano il suo nido. La donna è stata sospesa per sei mesi dall'esercizio della professione per ordine del giudice per le indagini preliminari di Varese, che ieri ha emesso una misura interdittiva nei confronti dell'insegnante che le è stata notificata dai carabinieri di Besozzo.
La maestra si appartava col compagno per consumare rapporti sessuali
Sono stati proprio i militari dell'Arma, coordinati dalla procura di Varese, a documentare in circa due mesi di indagine i maltrattamenti a cui la maestra, titolare dell'asilo nido, sottoponeva i bimbi. Urla, insulti, frasi volgari ma anche percosse. In alcuni casi i bambini venivano lasciati da soli in preda a crisi di pianto: in altre circostanze, invece, la maestra avrebbe ospitato il proprio compagno all'interno del nido. L'uomo dormiva o si cambiava in presenza dei bambini: ma la circostanza ancora più grave è che a volte i due amanti si appartavano in un locale fuori dalla vista dei bambini, che rimanevano così senza alcuna custodia, per consumare rapporti intimi.
Sono oltre venti i casi di maltrattamenti che la maestra avrebbe compiuto sui minori a partire dal marzo del 2017. L'inchiesta è partita dalla segnalazione di alcuni genitori, che avevano notato nei loro figli i sintomi tipici dei maltrattamenti: insonnia, incubi notturni e reazioni autolesionistiche, segnali che in un caso hanno spinto i genitori a ritirare dall'asilo il loro figlio.
I casi fin qui elencati ed anche nei precedenti articoli scalfiscono molto poco i nostri politici che devono pensare ad altro, fare promesse che non mantengono, leggi a loro favore ed a nostro sfavore, imposizione di nuove tasse ed attrezzature come i POS che non fanno dormire i lavoratori perché di notte devono riempire moduli di introiti da inviare all’agenzia delle imposte. Ma tutto questo è per il bene di chi deve rinunciare ad un lavoro diventato troppo oneroso e che offre guadagni spesso ai limiti della sopravvivenza reale, non inventata.
Le pene applicate poi a queste maestre indegne della professione sembrano invece limitate a qualche mese di sospensione dall’esercitare la professione o al cambio della scuola. Negli altri stati si legge di pene ben differenti e non provvedimenti che fanno ritornare ancora ad insegnare gente che non ne è più degna e che dovrebbe fare altro e non al servizio del pubblico. Ma andiamo avanti a leggere, ad indignarci, a fare sottoscrizioni; poi tutto passa, si dimentica e i provvedimenti seri e giusti per non avere classi di sventurati sono nel cassetto, anzi sotto il cassetto.
9) Lasciato privo di sensi nel bagno della scuola da tre bulli: Gabriel si impicca a 8 anni
Gabriel Taye si è suicidato a soli 8 anni impiccandosi nella sua cameretta in Ohio. Due giorni prima era stato vittima di un episodio di bullismo nel bagno della sua scuola elementare: le telecamere di sorveglianza hanno mostrato il bambino lasciato a terra privo di sensi mentre veniva preso a calci dai suoi compagni. Ira della famiglia contro i dirigenti dell’istituto: “Hanno coperto quella violenza, devono dirci cosa è successo”.
ESTERIUSA 6 DICEMBRE 2019  09:59di Ida Artiaco
Si è ucciso a soli 8 anni dopo essere stato bullizzato da alcuni compagni di classe. L'aggressione di cui è stato vittima è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza della scuola elementare che i bambini frequentavano, la quale ha declinato ogni responsabilità. I dirigenti, infatti, hanno dichiarato che non è nei loro compiti prevenire la violenza tra gli studenti. Arriva dall'Ohio la terribile storia di Gabriel Taye, che si è tolto la vita impiccandosi nella sua stanza nel gennaio del 2017, due giorni dopo essere stato picchiato e lasciato privo di sensi da tre bulli nel bagno della Carson Elementary School. I suoi genitori hanno intentato una causa contro l'istituto e il distretto scolastico pubblico di Cincinnati, sostenendo che gli amministratori hanno permesso che si verificassero questi episodi di bullismo, che hanno anche coperto.
Il preside Ruthenia Jackson e il vice preside Jeffrey McKenzie sono apparsi nei giorni scorsi in tribunale nella speranza che il caso venga archiviato, sostenendo che quanto subito dal bambino solo due giorni prima il suo suicidio non era nei loro poteri controllare e prevenire. Al centro della causa c'è un filmato in cui si vede chiaramente Gabriel attaccato da tre dei suoi compagni di classe. Era il 24 gennaio 2017. Le immagini mostrano il bambino mentre cammina nel bagno e cade a terra prima che altri studenti lo prendano in giro, lo spingano e colpiscano il suo corpo lasciandolo privo di sensi per sette minuti fino a quando non sono intervenuti i funzionari della scuola. Secondo i genitori della vittima, Cornelia Reynolds e Benyam Taye, gli amministratori scolastici non hanno chiamato i soccorsi quando il figlio ha ripreso conoscenza e hanno aspettato più di un'ora prima di contattare la famiglia, affermando, secondo l'accusa, che Gabriel era solo svenuto.
Tornato a casa, il bambino ha cominciato a stare male. Ha vomitato due volte quella notte, spingendo i genitori a portarlo in ospedale. Ma per i medici aveva solo un problema gastrointerinale e lo hanno rimandato a casa poco dopo. Gabriel è anche tornato a scuola il giorno successivo, ma è stato di nuovo preso di mira da i bulli, che gli hanno sottratto la sua bottiglia d'acqua e l'hanno gettata nel water. Quella sera, il bimbo è tornato a casa e si è impiccato nella sua cameretta. Sua madre lo ha trovato la mattina seguente accanto al suo letto a castello senza vita. I paramedici, arrivati sul luogo della tragedia, hanno provato a rianimarlo ma era troppo tardi. "Il distretto scolastico ancora, tre anni dopo, non ci ha raccontato cosa è successo. Questi genitori non avevano idea di cosa stesse succedendo alla Carson Elementary School", ha detto l'avvocato dei genitori di Gabriel, Jennifer Branch. Ma proprio i dirigenti continuano a difendersi, chiedendo l'archiviazione del caso. Si attende la prossima mossa da entrambe le parti.
Questo caso non è l’unico e guarda caso potrebbe riguardare bambini picchiati da piccoli proprio da maestre che poi da grandi diventano bulli, veri e propri delinquenti che scelgono le loro vittime e su quelle sfogano i torti ricevuti in passato. Si ricercano troppo poco gli effetti delle violenze subite da insegnanti che dovevano insegnare e non picchiare e mortificare i bambini, con la pletora che sta arrivando di psicologi si può senz’altro arrivare a nuclei di esperti che finalmente proteggono le vittime ed i carnefici pregressi vittime. Non affrettiamoci a togliere i ragazzi chiamati difficili dalle loro famiglie per mandarli in altre con l’effetto che non si sa quale sia: aiutiamoli nel modo giusto. Le Bibbiano del nord e del sud non sono poi così lontane, ma sono dimenticate: nelle file degli psicologi e assistenti sociali non tutti sono onesti e seri nell’esercitare la professione; altri (pochi o tanti) ne fanno un uso pauroso, criminale. Il silenzio è vero e le contro-contraddizioni si accavallano anche grazie all’aiuto di avvocati e consulenti della loro risma.  
10. Bari, bimbi autistici picchiati e legati con fazzoletti in bocca: 4 maestre a processo
Pesantissime le accuse nei confronti di tre educatrici e un’insegnante di sostegno dell’Istituto di riabilitazione S.Agostino di Noicattaro, ora rinviate a giudizio dal gup del Tribunale di Bari per maltrattamenti aggravati su 12 minori autistici tra i 7 e i 14 anni. I fatti contestati risalgono al 2018 e sono stati tutti documentati con intercettazioni audio e video dei carabinieri.
ATTUALITÀ 20 DICEMBRE 2019  23:05di Antonio Palma
Bari, violenze e umiliazioni sui bambini: le terribili immagini
Invece di educarli avrebbero strappato i capelli ai bambini autistici che a loro venivano affidati, li avrebbero immobilizzati a terra, alle sedie o contro il muro legandoli con le braccia dietro la schiena e infine li avrebbero messi a tacere con fazzoletti sulla bocca fino quasi a non farli respirare. Queste le pesantissime accuse nei confronti di tre educatrici e un'insegnante di sostegno pugliesi, ora rinviate a giudizio dal gup del Tribunale di Bari Giovanni Anglana. Il processo a loro carico per maltrattamenti aggravati su 12 minori autistici tra i 7 e i 14 anni si aprirà il prossimo 6 aprile. Per concessione dello stesso giudice per le udienze preliminari del tribunale del capoluogo pugliese e su richiesta delle famiglie delle 12 vittime, che si sono costituti parte civile, nel procedimento giudiziario saranno responsabili civili l'Ente Provincia di Napoli Ordine degli agostiniani eremitani (proprietario della struttura dove si sono consumati i fatti), la stessa struttura, il Miur, il Ministero della Salute, la Regione Puglia e l'Asl di Bari.
I fatti contestati risalgono al 2018 e sono stati tutti documentati con intercettazioni audio e video dei carabinieri effettuate con telecamere piazzate di nascosto all'interno dell'Istituto di riabilitazione S.Agostino di Noicattaro, nella città metropolitana di Bari.  Ben 118 gli episodi contestati alle quattro imputate: G.M. (42 anni), L.R. (29 anni), S.R. (42 anni) e L.L. (28 anni), tutte residenti in provincia e tutte educatrici presso il centro di riabilitazione “Istituto Sant’Agostino” di Noicattaro, istituto privato convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.
Le indagini dei Carabinieri, coordinate dal pm Michele Ruggiero, erano partite nel mese di ottobre dello scorso anno a seguito della denuncia di un'altra dipendente del centro che aveva raccontato di aver assistito a maltrattamenti e abusi ai danni dei minori con problemi di autismo. Le vittime, affetta da gravi forme di autismo, erano impossibilitati a comunicare le violenze subite. I successivi accertamenti investigativi hanno portato alla luce i comportamenti vessatori e sono scattati gli arresti per le donne.
12. Isis massacra 11 cristiani in Nigeria: “Vendetta per la morte di Baghdadi”
Le esecuzioni sono avvenute in Nigeria e hanno preso di mira 11 cristiani rapiti nelle settimane scorse nel Paese africano. Nel messaggio diffuso online attraverso i soliti canali social del mondo dell’integralismo islamico, l’organizzazione terroristica ha dichiarato che quest’azione fa parte della sua campagna per vendicare Abu Bakr al-Baghdadi.
ESTERI 27 DICEMBRE 2019  14:07di Antonio Palma
Undici persone legate, spinte a terra e decapitate solo perché identificate come cristiane. Sono le orribili scene che si vedono in un video prodotto e diffuso nelle scorse ore da Amaq, sedicente agenzia di stampa dell’Isis. Lo rende noto Bbc News Africa. Le esecuzioni sono avvenute in Nigeria e hanno preso di mira 11 cristiani rapiti nelle settimane scorse nel Paese africano. Nel messaggio diffuso online attraverso i soliti canali social del mondo dell’integralismo islamico, L'organizzazione terroristica ha dichiarato che quest'azione fa parte della sua campagna per "vendicare" le morti di ottobre del suo leader e del suo portavoce in Siria, rispettivamente Abu Bakr al-Baghdadi e Abul-Hasan Al-Muhajir.
Al momento le identità delle vittime del massacro non sono state rese note. Si tratta però di persone di sesso maschili "catturati nelle ultime settimane" nello stato di Borno, nel nord est della Nigeria. Secondo gli analisti d che hanno esaminato il video, il macabro filmato, che dura meno di un minuto, sarebbe stato pubblicati nei giorni scorsi per farlo coincidere con le celebrazioni natalizie. Il filmato è stato girato all’aperto in una zona non meglio identificata. Un prigioniero nel mezzo viene colpito a morte mentre gli altri dieci vengono spinti a terra e decapitati. L’efferato episodio è solo l’ultimo di una serie di vari attacchi portati avanti dall’Isis in diversi paesi per rappresaglia dopo l’uccisione de leader Baghdadi. L’Isis è presente da tempo in Nigeria attraverso un gruppo islamista  locale, Boko Haram, che ora combatte con la bandiera di "Provincia dell'Africa occidentale dello Stato islamico" (Iswap).
Quest’argomento che compare spesso su media o riviste specialistiche ci sta mettendo di fronte ad un pauroso massacro verso cristiani e mussulmani, che sono sistematicamente uccisi per odio alla loro religione, odio alla chiesa o chiese. Ma non meravigliamoci più di tanto: questo succede non solo in Africa o altre regioni meno civilizzate: anche in Francia sono demolite e non ricostruite un gran numero di chiese e la Francia è in Europa, quindi l’odio alla religione si sta diffondendo in tutto il mondo.
13. Giorno della memoria, anche nel 2020 il mondo è pieno di campi di concentramento
Dai kwaliso in Corea del Nord ai laogai cinesi, dalle colonie penali australiane all’inferno libico, sino agli Stati Uniti d’America e all’Italia. Oggi come 75 anni fa, milioni di persone sono private della loro libertà per motivi politici, etnici e religiosi. E rinchiusi in strutture detentive in cui non esistono diritti umani. Un orrore di cui ci dobbiamo ricordare oggi, mentre commemoriasmo la Shoah.
ATTUALITÀ 27 GENNAIO 2020  06:00di Francesco Cancellato
Oggi, 27 gennaio, è il giorno della memoria
Oggi, 75 anni fa, le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, la più feroce macchina della morte nazista.
Oggi, 75 anni anni fa, aveva fine il genocidio degli ebrei e la follia nazista di privare della libertà e sterminare 6 milioni di uomini solo perché ritenuti inferiori.
Oggi, però, 75 anni dopo, la storia non è ancora finita.
Perché di campi di concentramento, oggi, è ancora pieno il mondo.
Giornata della memoria: milioni di persone vivono ancora nei campi di concentramento
Ci sono campi di concentramento in Corea del Nord, circa una ventina, tra cui 6 kwanliso, in cui i detenuti sono prigionieri politici, detenuti senza processo e senza una data di uscita, spesso con l’unica colpa di essere parenti di un presunto dissidente. All’interno dei kwanliso, i prigionieri sono schiavi denutriti che spaccano rocce o trascinano tronchi d’albero dalle 4 di mattina alle 8 di sera, e dormono su assi di legno, in baracche non riscaldate in cui la temperatura raggiunge i meno 20 gradi d’inverno. Che quando muoiono, vengono sepolti nudi, perché la loro unica uniforme serve per vestire il prossimo prigioniero. Nei kwanliso vivono dalle 80mila alle 120mila persone.
Ci sono campi di concentramento anche in Cina e si chiamano Laogai.
Nei Laogai vengono detenuti i prigionieri politici,  donne e uomini che hanno la sola colpa di appartenere a minoranze etniche come tibetani, mongoli, uiguri. Nei Laogai  i prigionieri lavorano 18 ore al giorno, a ritmi disumani, puniti con la denutrizione e la tortura se solo rallentano il ritmo del lavoro. Nel 2006, centinaia di migliaia di fedeli della setta Falun Gong furono imprigionati nei Laogai perché rifiutarono di convertirsi. Diverse testimonianze parlano di condanne a morte sommarie ed espianto di organi su persone vive, anche se il governo cinese ha sempre negato le accuse.
Si stima che oggi in Cina ci siano circa 1045 Laogai e vi siano imprigionate circa 8 milioni di persone.
Ci sono campi di concentramento a Myanmar, in Malaysia, in Bangladesh, dove vivono i Rohingya, un gruppo etnico musulmano cui il governo birmano non ha riconosciuto  la cittadinanza, e che ha successivamente perseguitato.
Circa 100mila fra loro vivono ancora a Myanmar, in campi per sfollati circondati dal filo spinato.
Altri 150mila in Malaysia, dove vengono arrestati come migranti irregolari e spediti in centri di detenzione sovraffollati e malsani, senza alcuno status legale.
900mila rifugiati Rohingya, infine, vivono invece in Bangladesh, a Cox Bazar, nel più grande campo profughi del mondo.
Alcuni di loro provano a scappare in Australia, ma anche lì ci sono campi di concentramento.
Sono le isole di Christmas, Nauru e Manus in cui vengono ammassati migranti e richiedenti asilo intercettati dalla marina australiana. In queste colonie penali, i detenuti vivono in uno stato di completo isolamento sociale e giuridico.
Le condizioni sanitarie sono tali che qualche anno fa l’Isola di Nauru è stata completamente evacuata per ragioni mediche. E ogni anno, si contano decine di suicidi tra i detenuti.
Su Christmas, Nauru e Manus sono rinchiuse circa duemila persone.
Ci sono campi di concentramento anche negli Stati Uniti d’America di Donald Trump.
Come quello di Clint, nel Texas, a pochi chilometri da El Paso e dal confine col Messico, dove nel 2019 sono stati trattenuti 250 minori non accompagnati in condizioni disumane, costretti a dormire sul pavimento, a lavarsi ogni tre giorni, senza dentifricio né sapone, senza alcun programma d’istruzione, in una situazione di emergenza sanitaria.
250 bambini in condizioni disumane, negli Stati Uniti d’America.
Ci sono campi di concentramento in Turchia, in cui vivono circa 3,6 milioni di rifugiati siriani.
Sono lì perché l’Unione Europa ha siglato un accordo con il presidente turco Erdogan, promettendogli sei miliardi all’anno, la libera circolazione dei turchi in Europa e la ripartenza dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
Questo nonostante in Turchia, dopo il golpe fallito del 2016, Erdogan abbia incarcerato più di 64mila persone, 150 giornalisti e 9 parlamentari filo-curdi. E nonostante diversi osservatori abbiano raccontato delle orribili condizioni dei campi di concentramento turchi, del loro sovraffollamento, della mancanza di cure mediche e di assistenza legale.
Bambini, adolescenti e donne abbondano anche nei campi di concentramento in Libia, almeno una ventina dei quali nei pressi della città di Bani Walid.  È li che vengono rinchiusi i migranti dell’Africa subsahariana che sognano l’Europa e l’Italia, e che l’Italia e l’Europa si premurano che lì restino. Lì, dove sono gli uomini sono torturati, le donne stuprate di continuo, e dove ciascun prigioniero è una potenziale arma di ricatto per estorcere denaro ai loro parenti lontani, costretti a pagare affinché i prigionieri rimangano in vita.
Chi sfugge a quei campi, se non naufraga prima, arriva in Italia. E anche da noi, in Italia ci sono i campi di concentramento. Hanno nomi diversi, Cie e Cpr, ma non sono altro che quello: strutture di detenzione, in cui vengono rinchiusi i richiedenti asilo in attesa di essere identificati e rispediti all’inferno, contro la loro volontà. Sono 45mila, i migranti detenuti nei nostri campi di concentramento, una cifra tra le più alte di tutto l’Occidente.
Scusate se ce ne siamo dimenticato qualcuno, se non parliamo di Iraq, di Siria, dei Paesi dell’Asia Centrale, dell’Eritrea e della Repubblica Centrafricana.
Pensateci, però.
Pensate che mentre noi ricordiamo gli orrori di 75 anni fa, milioni di persone in tutto il mondo questa mattina si sono svegliati vivendo quello stesso orrore.
E l’hanno vissuto ieri.
E lo vivranno domani.
Nel giorno della memoria, ricordiamoci anche di loro.
Giornata della memoria: sembrerebbe che quest’articolo non sia solo un ricordo ed una spinta a migliorarci, ma dal numero di campi di concentramento presenti non solo in nazioni meno progredite, ma anche i nazioni progredite come Australia e molte altre, anche in Italia questi campi esistono, dove i migranti sono in attesa di essere rispediti nei loro stati di provenienza: le modalità di trattamento cui sono sottoposti non emergono per civiltà e rispetto. Ricordiamoci anche di loro. Gli orrori sono dappertutto, anche se squadre di volontari autoaggregatesi fanno di tutto per migliorare la condizioni di quei prigionieri non politici, da che sono scappati per guerre, intolleranza, fame e miseria.
Ringraziamo questi volontari, alcuni dei quali pagano con la propria vita questa missione mal conosciuta e quasi mai remunerata.